La fine del sogno della democrazia diretta

Secondo il suo non statuto il MoVimento 5 Stelle (M5S) pone al centro della sua identità politica la pratica della democrazia diretta: “riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi.”

È istruttivo esaminare come questo principio sia stato applicato in alcuni recenti e cruciali passaggi politici.

La rete tradita #

Nel febbraio del 2012, la rete vota a favore delle partecipazione alle consultazioni per la formazione del governo Renzi.

Grillo è contrario ma si reca comunque a Roma. Quello che avviene non è però un pacato confronto fra il programma del M5S e quello del governo in formazione. Grillo rifiuta ogni discussione e si lancia in una lunga serie di insulti.

Quattro senatori del M5S che si erano permessi di criticarlo (seppure nei termini più mansueti possibili) per aver disatteso il mandato che il movimento gli aveva affidato, vengono espulsi pochi giorni dopo.

La rete imbrogliata #

Veniamo ora alla cruciale questione della scelta del gruppo politico a cui aderire nell'ambito del parlamento europeo.

I fatti sono noti:

È ovvio come un movimento autenticamente democratico e trasparente avrebbe gestito la questione:

Al contrario, i leader del M5S sono riusciti tanto a calpestare la regola di base della democrazia rappresentativa, che impone che ogni candidato renda nota la propria posizione politica prima e non dopo le elezioni, quanto quelle della democrazia diretta, offrendo ai propri membri non una libera consultazione ma un plebiscito in cui l'ampiezza di opzioni offerte era solo lievemente superiore a quella abitualmente disponibile ai cittadini della Corea del Nord.

La rete ignorata #

Nel Giugno del 2014, il M5S cambia completamente la sua linea politica rispetto al governo Renzi: un post sul blog di Grillo annuncia la disponibilità a collaborare sulla riforma della legge elettorale.

I commenti al post sono quasi unanimemente negativi. È ovvio che, dopo mesi di attacchi durissimi contro Renzi, la base è ormai totalmente opposta ad ogni forma di compromesso.

Il post contiene la promessa che l’“esito dovrà comunque essere ratificato dagli iscritti al M5S” ma sul cambio di linea politica non solo la base ma, contrariamente a quanto avverrebbe in qualunque partito tradizionale, neppure il gruppo parlamentare viene consultato.

Né democrazia diretta né democrazia rappresentativa #

Abbiamo a questo punto un quadro completo del modo in cui la “democrazia diretta” funziona all'interno del M5S: se la base si esprime contro i voleri della dirigenza viene ignorata, se ci sono dubbi sull'esito di una votazione vengono presentate solo le opzioni gradite ed infine se non ci sono dubbi che la base si opporrebbe la questione non viene neppure posta.

È sempre il Capo a decidere se quando e come le masse debbano esprimersi. Con sapiente regia, le masse vengono invitate a mettere il suggello della volontà popolare sulle decisioni già prese, oppure zittite quando c'è il rischio che qualcuno canti fuori del coro.

La folla è madre dei tiranni (Diogene) #

Ma c'è di peggio. La democrazia diretta in salsa M5S è lo strumento essenziale per distruggere la normale democrazia di partito. È il manganello con cui il Capo tiene i militanti in riga.

Chiunque, all'interno del gruppo parlamentare o fra i leader locali del movimento, si opponga al volere del Capo viene immediatamente tacciato di tradimento e apostasia, scomunicato dal Capo ed ostracizzato dalla base, ansiosa di mantenere la purezza del “movimento”.

La forma di democrazia diretta preferita da Grillo è quella della folla assetata di sangue che, su invito dell'Imperatore, nel circo vota col pollice verso per giustiziare il gladiatore sconfitto.

I dissidenti potenziali sono avvertiti: nessuna dialettica interna è possibile. Il Capo si relaziona direttamente con le masse adoranti, in mezzo non c'è spazio per nessuno.

Il futuro del “movimento” #

La cosa onesta da fare per Grillo e Casaleggio sarebbe ammettere che non sono i portavoce di un inesistente movimento ma leader assoluti ed inamovibili di un partito personale ed aziendale.

Non credo che questo comporterebbe una significativa perdita di consenso o di potere.

È evidente che la maggioranza dei parlamentari M5S è disposta ad accettare qualunque decisione della leadership, anche se in totale contrasto con gli ideali dichiarati del “movimento”.

Così come hanno già razionalizzato senza particolari problemi che per perseguire il programma ambientalista pacifista ed anti-liberista del M5S l'ideale sia allearsi in Europa con un partito pro-nucleare, militarista ed iper-liberista come l'UKIP, non è difficile immaginare i vari Di Maio, Lombardi e compagnia spiegarci domani, con la granitica convinzione e lo sguardo lievemente metallico del vero fanatico, come il führerprinzip sia l'essenza stessa della democrazia (d'altra parte, secondo Casaleggio, dopo la futura Terza Guerra Mondiale ci sarà l'avvento della democrazia diretta a livello planetario, quindi perché affrettare le cose?).

Quelli che preferiscono pensare con la propria testa, quelli che avevano preso sul serio il professato ideale della democrazia diretta, o semplicemente della democrazia tout court, sono stati già cacciati o lo saranno a breve.

Per quanto poi riguarda la base, l'impressione generale che uno trae dal leggere i commenti sul blog di Grillo è che la maggioranza concepisca il proprio ruolo come ultras di una tifoseria calcistica piuttosto che come membri attivi e propositivi di una comunità politica. Esaltare il leader, a prescindere, ed irridere l'avversario è il massimo sforzo a cui possono essere indotti. La democrazia diretta in senso proprio non gli interessa, comunque non saprebbero cosa farsene.

Ed infine per quanto riguarda l'elettorato: milioni di Italiani hanno votato per decenni, e continuano a votare, per il partito personale ed aziendale di Berlusconi, perchè non dovrebbero votare quello di Grillo & Casaleggio?

Ma dato che trasparenza ed onestà ovviamente non sono delle priorità per il Grande Leader ed il Brillante Leader e dato che la pretesa democrazia diretta offre una comoda foglia di fico dietro cui nascondere la vera natura del potere all'interno del M5S, oltre che un'ottimo strumento per distruggere ogni forma di dissenso interno, possiamo essere certi che la barzelletta movimentista continuerà ad esserci propinata ancora a lungo.

Chi deve prendere una decisione a questo punto sono coloro che hanno onestamente creduto nella possibilità di una nuova forma di democrazia costruita dal basso e sottratta al controllo di politici di mestiere, lobby economiche ed unti del signore.

Cosa farete?

Continuerete a lavorare indefessamente per l'arricchimento di un comico decotto e degli azionisti della Casaleggio e Associati?

Vi renderete complici di un'umiliante alleanza con forze anti-europee, iper-nazionaliste, ultra-liberiste, xenofobe e razziste?

O prenderete sul serio gli ideali originali del movimento di cui professate di far parte e lo rifonderete completamente liberandovi di improbabili ducetti genovesi, profeti della palingenesi finale ed yes-men?

 
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